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Ma quale Aids, ora c'è la suina



Epolis

Provate a chiedere a un adolescente se usa il profilattico o se sa come si trasmette l'Aids. Provate a pensare a quante persone, di ogni età, ceto, etnia, religione, non si proteggono durante i rapporti sessuali né hanno mai fatto il test. Oggi è il 1 dicembre, Giornata mondiale di lotta all'Aids, ma grazie a un'operazione mediatica e di marketing senza paragoni, a fare più paura è l'influenza A e non l'Hiv.
I progetti di prevenzione contro l'Aids sono stati accantonati da anni: il risultato è che la malattia sembra un'emergenza lontana, in grado di provocare vittime solo nel Sud del mondo. Niente di più falso. Il problema è tutt'altro che risolto, in Europa vi sono terapie che prolungano la vita ma non farmaci in grado di distruggere il virus: si muore di meno ma ciò non significa che sia diminuita la diffusione del virus. Ogni giorno si infettano in Italia undici persone (4mila all'anno i nuovi sieropositivi) e nel mondo circa 7400 (stime del 2007).
Chi sono questi italiani? Per lo più eterosessuali, di media età, che si contagiano per via sessuale. Sono in aumento le persone che scoprono di essere state infettate e quindi di essere sieropositive solo al momento della diagnosi di Aids, ovvero in uno stadio avanzato di malattia: dal 21% nel ‘96 al 60% nel 2008. Anche la spesa del servizio sanitario è rilevante: in Italia la spesa complessiva annua per le terapie antiretrovirali è di 1,2-1,8 miliardi di euro e ognuna delle 60mila persone in trattamento costa dai 20 ai 30 mila euro l'anno.Per quanto concerne il vaccino, quello sperimentato in Thailandia non è utilizzabile (assicura una protezione solo del 30 per cento), mentre quello italiano, tanto pubblicizzato dalle nostre autorità, deve superare ancora numerose fasi di sperimentazione e molti scienziati non credono porterà a risultati concreti.
Insomma, la strada da seguire è ancora quella della prevenzione: per evitare che altre persone si ammalino e debbano sottoporsi a vita alle terapie, ma anche perché si potrebbero risparmiare molti soldi pubblici.
C'è da augurarsi allora che la lotta all'Aids non torni "di moda" solo il 1° dicembre: iniziamo a ricordarcene noi cittadini e ricordiamolo alle istituzioni e alle case farmaceutiche che fanno affari sulle malattie.






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