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I cittadini Rom in Europa



Lavori in corso

Chi sono, come si muovono e come vivono i Rom in Europa? L'Agenzia Europea dei Diritti dell'Uomo (AEDH) ha pubblicato pochi giorni fa uno studio comparativo sui problemi e i diritti dei Rom relativamente ai paesi dell'UE, soprattutto alla luce degli effetti della crisi economica. Il dossier affronta specificatamente i temi dell'insediamento, il diritto al lavoro, l'inserimento sociale di queste persone. La ricerca è focalizzata in particolare sui movimenti dei Rom dall'Europa centrale, ovvero Romania, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, verso Finlandia, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito.
In termini quantitativi, è molto difficile stimare con precisione il numero dei Rom presenti nel nostro continente: questo perché mancano dati disaggregati rispetto all'origine etnica in quasi tutti gli stati membri, così come dati specifici sulle persone, Rom o no, che si spostano attraverso i Paesi membri. In ogni caso, secondo una risoluzione del 2008 del Parlamento Europeo, sarebbero circa dieci milioni i cittadini di origine Rom nell'Ue.
Anzi tutto, occorre precisare che il diritto di viaggiare, studiare e vivere ovunque nell'Ue è sancito per i suoi cittadini dall'articolo 18 del Trattato fondativo della Comunità Europea, implementato dalla Direttiva 2004/38, in vigore dall'aprile 2006, il testo che incoraggia e regolamenta la libera circolazione degli europei. E per quali motivi si muovono i Rom? Essenzialmente per la povertà e il razzismo, i due fattori principali che causano i loro spostamenti da un Paese all'altro.
La crisi economica ha avuto un impatto durissimo sul loro status di lavoratori: paradossalmente, come si legge in una testimonianza citata nel report, prima del 2007 i Rom trovavano lavoro nell'economia sommersa, ora, pur avendo maggiori garanzie giuridiche e dunque la possibilità di essere messi in regola, non trovano né mantengono più un lavoro. La demagogia è reale: "il lavoro prima agli italiani" non è solo uno slogan leghista ma una strategia politica chiara, una scelta xenofoba e discriminante che non riguarda purtroppo solo l'Italia. Per questo, secondo lo studio dell'AEDH, molti Rom scelgono di ritornare nei loro Paesi d'origine o, quanto meno, esprimono il desiderio di farlo al più presto.
E numerose autorità locali provvedono direttamente a finanziare ed incentivare questi viaggi dei Rom verso i loro Paesi natali. In questo la maglia nera va proprio all'Italia; il dossier segnala infatti come il rimpatrio è stato offerto a condizione di firmare un patto con il quale i Rom si sono impegnati a non rientrare nel Belpaese per un determinato periodo dalla data del ritorno in patria.Le citazioni per le politiche italiane non sono finite...Nel documento si segnala infatti, a proposito di diritti negati, anche il caso della provincia di Napoli, dove risulterebbe che i Rom provenienti dalla Romania, se sprovvisti di documenti, non possono accedere all'acqua, né allacciare un contatore dell'elettricità né tanto meno registrarsi nelle liste di collocamento per il lavoro: in questo modo - cito testualmente il dossier, che riprende le dichiarazione di un impiegato della Provincia di Napoli - queste persone non esistono.
Cominciano improvvisamente ad esistere quando la loro presenza è declinata come un problema di pubblica sicurezza: nel 2008, in Campania, Lazio e Lombardia si stabilì ci fosse uno stato di emergenza legato ai campi Rom; di qui l'esponenziale crescita del numero di controlli, formali e informali, per tutte le comunità Rom presenti in queste regioni.
Le testimonianze di vessazioni da parte delle forze dell'ordine arrivano da tutti i Paesi d'Europa: non rispettare i Rom sembra una prassi abbastanza diffusa. Anche il quadro dei diritti civili, politici ed economici è piuttosto scoraggiante, così come il problema dell'accesso al lavoro (diritto che è sancito, tra l'altro, dall'articolo 15 della Carta europea dei diritti fondamentali). I Rom intervistati in Italia hanno dichiarato che gli stereotipi negativi e i pregiudizi nei loro riguardi, sia che fossero italiani sia di altra nazionalità, sono un ostacolo-chiave, strutturale, alla possibilità di trovare un impiego.In questo abbiamo dei validi "concorrenti": la Bbc dichiarò nel 2007 che la polizia di Madrid riteneva che il 95 per cento dei minori di 14 anni che scippavano per strada fossero Rom della Romania. Un dato assolutamente non verificabile, dunque falso.
Il rapporto dell'AEDH si sofferma poi sui problemi dell'accesso all'abitazione, con la particolarità tutta italiana dei campi nomadi, alle cure mediche e all'educazione. Ciò che emerge è che l'arrivo dei Rom cittadini europei in un qualsiasi Paese è spesso visto negativamente e che vi sono delle precise politiche contro i Rom negli stati oggetto di studio, come le registrazioni e i censimenti, che negano di fatto la direttiva sulla libera circolazione. Inoltre si evidenzia come la maggior parte dei Rom sia tutt'altro che inattiva, anche se quasi sempre impegnata nelle attività dell'economia sommersa. È dunque evidente, per concludere, che le politiche e le pratiche di integrazione sancite a livello europeo risultano pressochè ovunque insufficienti.
L'Ue non è ancora riuscita a scardinare l'antico pregiudizio verso il popolo Rom.Eppure la situazione di queste persone in Europa è una cartina di tornasole importantissima per tutti "gli altri": le condizioni dei cittadini più vulnerabili nell'Unione sono un indicatore delle sfide quotidiane sostenute da tutti i cittadini europei.






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