Sei qui: home » articoli » archivio 2009

Affaritaliani.it intervista Vittorio Agnoletto (a cura di Mario Furlan)





Vittorio Agnoletto, 51 anni, è stato uno dei volti più noti del movimento no-global. Come portavoce del Genova Social Forum nelle drammatiche giornate del G8, quelle della morte di Carlo Giuliani e dell'irruzione della polizia nella scuola Diaz, lo vedevamo tutti i giorni in tivù e sui giornali. Nel 2004 diventa europarlamentare, eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione comunista. Alle elezioni europee di quest'anno si è ripresentato come capolista, ha preso 37mila voti ma il suo partito non ha superato il quorum.

Cosa fai per tirare avanti?

"Sono medico del lavoro, sto cercando di trovare lavoro come medico. Ma è difficile che un'azienda mi assuma..."

Perché sei un estremista, un rompiscatole...

"Perché sono scomodo. Non mi volto dall'altra parte quando noto qualcosa che non va. Per 17 anni, prima di entrare in politica, sono stato medico in fabbriche metalmeccaniche e chimiche. Ma il medico del lavoro viene scelto dal datore di lavoro. E non è facile trovarne uno che scelga me".

Evidentemente gli crei problemi...


"Macché. So benissimo che se l'azienda va bene c'è più lavoro per tutti: danneggiare l'azienda significa anche danneggiare i lavoratori. Però certe ingiustizie non si possono sottacere. Anni fa lavoravo per un'azienda chimica milanese ed avevo scoperto che un operaio era allergico a certe sostanze: tornava a casa coperto di bolle. Chiedo al proprietario di cambiarlo di posto. L'indomani, al mio ingresso in fabbrica, non riesco a passare per i tornelli: il mio tesserino è stato smagnetizzato".

Un licenziamento flash.

"E il peggio è che il magistrato diede ragione al proprietario: disse che avendo un contratto di consulenza poteva licenziarmi quando voleva ".

Quand'è che il dottor Agnoletto, medico del lavoro, entra in politica?


"Nell'86 ero obiettore di coscienza, non volevo fare il militare. Per punizione mi spedirono per 20 mesi all'Asl di Villafranca, vicino a Verona, a seguire i tossicodipendenti. Era un confino: mi trovavo lì con altri sei obiettori, tutti di sinistra. Chi di Pax Christi, chi dell'Arci..."

Tu di cos'eri?

"Venivo dagli scout cattolici. Ogni tanto mi chiamano ancora a parlare. Sono sempre stato di sinistra, ma anche cristiano: tanto la sinistra quanto il cristianesimo dovrebbero essere con i più deboli".

Un cattocomunista, insomma.

"No: uno che segue la sua coscienza. E che non riesce a chiudere gli occhi quando vede cose che non vanno".

Torniamo a Villafranca: come fai a dire che eri al confino?


"Il nostro direttore era un dirigente dell'Msi, a noi "rossi " ci detestava. Il primo giorno mi disse: "non me ne frega niente della tua laurea in Medicina, qui voglio che tu faccia una cosa sola: aspettare in corridoio, fuori dal cesso, e portare le urine dei drogati dall'ambulatorio al laboratorio". Così ogni giorno dovevo attraversare più volte la piazza del paese e fare la spola tra Asl e laboratorio. Con le urine in mano".

Ogni tanto a Milano ci tornavi?

"Non quando lo volevo davvero. Era l'86, a Milano venne ucciso dalla polizia un mio carissimo amico, Luca Rossi. Chiesi al direttore di poter andare ai funerali. Mi venne proibito. Ci andai lo stesso Ma poi ne subii le conseguenze ".

Una cattiveria gratuita.

"Poi esplode il fenomeno aids. Anche tra i tossicomani di Villafranca. All'Asl serve un medico che li possa seguire. Così il responsabile del servizio, in contrasto con il direttore, mi sposta dal trasporto di urine alle visite mediche".

E fondi la Lila, Lega italiana lotta all'aids, di cui sei stato presidente dal '92 al 2001.


"La fondo con vari amici, tra cui Don Ciotti, che per un periodo ne è stato presidente".

E la Lila diventa presto una realtà europea.


"Si, vengo chiamato a coordinare tutte le associazioni europee. Collaboro con l'Istituto superiore della Sanità, per la prima volta faccio entrare nel tempio della medicina alcune donne che si prostituiscono. Si vuole davvero combattere l'aids? Bisogna ascoltare anche chi rischia di esserne maggiormente esposto, senza falsi moralismi".

I risultati?

"Eccellenti. Seguo un progetto in Sudafrica, dove l'aids era già diventato un flagello. Nei Balcani, dove c'era stata la guerra e dove vi erano molti soldati stranieri, con tutto quello che ne consegue: diffusione di droghe e stupri. E nel '94 vinco il premio Medico dell'anno".

Sette anni dopo diventi famoso come leader del movimento anti-G8 di Genova.


"La Lila era entrata nel Genova Social Forum: ci stavamo scontrando con le multinazionali farmaceutiche, insistevamo perché abbassassero i folli prezzi dei farmaci anti-aids in Africa. Il movimento " no-global" dava voce alla nostra sete di giustizia, c'era molto fermento in quei mesi. Il Forum aveva bisogno di un portavoce, che parlasse con il governo. Scelsero me. All'unanimità".

E' stato il trampolino per entrare in politica...

"Macché, sono rimasto penalizzato. Dal '93 ero membro delle Commissioni ministeriali per la lotta alla droga e all'aids; otto giorni dopo il G8 vengo espulso "per incompatibilità politica". Nel mondo parte una raccolta di firme di scienziati per reintegrarmi, ma il governo se ne infischia. Finché nel 2004 Bertinotti mi propone di entrare, come indipendente, nelle liste di Rifondazione per le elezioni europee".

Un posto da privilegiato...

"Semmai un posto dove battermi meglio per i miei ideali. Infatti sono entrato nelle commissioni Diritti umani e Commercio estero. E sono diventato relatore della "clausola democratica" in Europa, chiamata "clausola Agnoletto": impone alle nazioni europee di limitare il commercio con Paesi che non rispettano i diritti umani. Purtroppo questa clausola non viene applicata con alcuni partner, ad esempio la Cina..."

E' troppo potente. Mentre Rifondazione, il partito che ti ha accolto, è stato troppo debole per farti rientrare nell'europarlamento quest'anno... intendi tornare in politica?

"Solo se vi sarà la possibilità di far nascere una nuova, sola, grande realtà a sinistra del Pd. Lavorando sui progetti e lasciando stare le ideologie e gli interessi individuali . Qualcosa sul modello della Linke tedesca, che è il quarto partito e conta parecchio.".

Nell'attesa, cosa fai?

"Voglio che il mio reddito resti separato dalla politica. E voglio tornare a fare il medico del lavoro. O a occuparmi di aids, sanità e diritti umani. E mi sto rivolgendo a organizzazioni non governative internazionali: in Italia trovo solo porte sbarrate".

Ne soffri?


"Si, mi complica molto la vita. Ma le vere sofferenze sono altre: la morte, per un incidente, del figlio della mia compagna, un bimbo di sei anni. Il fratello più grande è rimasto con gravi lesioni. Questi sono i drammi della vita che cambiano l'esistenza".

Non sapevo di questa tragedia...


"Infatti non l'ho mai detto a un giornalista prima d'ora. Tu sei il primo".






spedisci il link ad un amico