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Su Genova nessuna giustizia. Ma la gestione governativa dell'ordine pubblico è sotto accusa



sulla decisione della Corte Europea sulla morte di Carlo Giuliani

La decisione della Corte Europea sulla morte di Carlo Giuliani è una sentenza pilatesca, un capolavoro di equilibrismo tra da un lato la necessità di difendere i principi che dovrebbero stare alla base della concezione del diritto nell'Unione Europea,secondo i quali ognuno deve avere un equo processo; e dall'altra parte la ragione di Stato, o meglio in questo caso gli interessi politici del governo italiano. Una sentenza che non ha avuto il coraggio di affermare, fino in fondo, la verità. Ma la verità è un'altra. La morte di Carlo è stata la conseguenza di una gestione folle dell'ordine pubblico e delle decisioni del governo di allora che ha dato "di fatto" l'autorizzazione alle forze dell'ordine ad usare la forza oltre qualunque ragione e in contrasto con ogni regolamento,con ogni legge e con la stessa Costituzione.
La Corte Europea condanna l'Italia per non avere indagato la gestione e l'organizzazione dell'ordine pubblico, ma non trova il coraggio per richiede la celebrazione di un processo. Resta comunque un duro schiaffo per il governo,e per quella parte della magistratura italiana troppo sensibile al potere politico che si autocensurò. Ho sempre sollevato, e non da solo, molti dubbi che a sparare sia effettivamente stato il carabiniere ventenne; più di un fatto fa ritenere possibile che a sparare sia stato qualcuno di ben più in alto in grado. Un sospetto molto forte che se riconosciuto degno di indagine avrebbe potuto coinvolgere personaggi molto altolocati e con importanti relazioni.
La Corte Europea rinuncia a sollevare questo velo, rinuncia alla celebrazione di un processo,unico strumento per la ricerca della verità. No, Genova non è una pagina del passato. Continueremo a chiedere verità e giustizia dentro e fuori le aule di giustizia.




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