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Sanzioni a chi non rispetta gli impegni



da il manifesto, articolo di Vittorio Agnoletto

La crisi finanziaria globale, al centro anche del G8 dell'Aquila, è solo una delle crisi generate dal liberismo. Troppo sottovalutate, perché non riguardano in maniera "visibile" i cittadini occidentali, la crisi alimentare e quella climatica stanno mettendo in ginocchio i Paesi poveri e quelli in via di sviluppo.Secondo la FAO più di un sesto della popolazione mondiale è in stato di malnutrizione, 100milioni di persone in più rispetto all'anno scorso. Tra le motivazioni ci sono sia i prezzi mondiali dei cereali, che sono aumentati del 71 per cento rispetto al 2005 a causa dello spostamento dei flussi speculativi dalle borse titoli alle borse merci, sia il fatto che i Paesi ricchi, che forniscono 96 miliardi di euro in sussidi diretti ai loro agricoltori, hanno stanziato meno di 1/5 dei 15 miliardi di euro in aiuti per l'agricoltura promessi al vertice della stessa FAO nel 2008 a Roma.
Le persone colpite da catastrofi naturali causate dal riscaldamento globale (esclusi terremoti, guerre ed eruzioni vulcaniche) sono 250 milioni destinate a diventare 375 milioni nel 2015.
La spesa annuale per la lotta all'Hiv/Aids, che miete 3 milioni di vite all'anno, equivale alla spesa di 3 giorni in armamenti; ogni anno, il mondo spende 1 trilione di dollari in difesa, e solo 60 miliardi in aiuti allo sviluppo. Queste sono le cifre dell'avidità strutturale dei cosiddetti "grandi" della terra che da oggi si riuniscono per l'ennesimo falò delle vanità. L'Italia ha toccato il fondo della credibilità internazionale in tema di Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS): la Finanziaria 2009 ha infatti autorizzato un ulteriore taglio del 56 per cento e le risorse disponibili hanno così toccato i livelli minimi dal 1997. Un taglio che fa scendere il rapporto tra APS e PIL allo 0,13 per cento, lontanissimo dall'obiettivo 0,7 per cento fissato per il 2015 dalla Millennium Campaign delle Nazioni Unite. Ma nemmeno gli altri G7 possono ergersi ad esempio: al summit del 2005 in Scozia, avevano infatti promesso di raddoppiare gli aiuti all'Africa entro il 2010, con un contributo di 25 miliardi di dollari l'anno. Ma la somma totale finora raggiunta é di soli 7 miliardi di dollari.
Gli sherpa italiani dichiarano che stanno lavorando per creare un meccanismo di monitoraggio in grado di verificare di anno in anno a che punto si è nel raggiungimento degli obiettivi fissati durante i vertici precedenti. Ma questo monitoraggio esiste già da tempo da parte delle grandi Ong internazionali. Ciò che serve realmente è un sistema di enforcement circa gli impegni presi, ovvero un sistema che, in caso di mancato versamento dei fondi promessi, faccia scattare in automatico una compensazione economica proporzionale. Per esempio sullo stock di debito estero dovuto dai Paesi poveri a quelli ricchi. In questo modo la differenza tra promessa fatta e la somma realmente erogata si trasformerebbe in una cancellazione parziale o totale del debito di uno o più Paesi poveri, prendendo come riferimento la classifica dei Paesi con il più basso indice di sviluppo umano elaborata annualmente dall'UNDP, l'agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo.
Un meccanismo di governance di questo tipo avrebbe un doppio pregio: porrebbe la cooperazione allo sviluppo come variabile indipendente delle politiche estere dei Paesi ricchi, responsabilizzando i governi di turno, e devierebbe, sotto il controllo della stessa UNDP, le risorse che i Paesi poveri dedicano al pagamento degli interessi verso impieghi in campo sociale.
Non sarebbe altro che una rilettura del gioco delle "rappresaglie incrociate" che è consentito dal famigerato Wto, secondo cui il Paese che è stato "leso" da una politica tariffaria di un altro Paese membro è autorizzato a scegliere i prodotti di esportazione del suo avversario su cui imporre dei diritti doganali aggiuntivi in modo da compensare il torto commerciale subito. Se ciò è considerato morale quando si parla di carne agli ormoni o vino rosso, per citare gli esempi più noti, non vedo perché non dovrebbe esserlo quando in gioco ci sono fame, malattie e povertà.






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