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Agnoletto, sull'orario di lavoro non accettiamo deroghe



www.rassegna.it, intervista di Emanuele Di Nicola

Per il capolista di Prc/Pdci le 48 ore non si toccano. "Rafforzare il ruolo del Parlamento europeo, che deve decidere su tutte le materie complesse". Sostenere i giovani, politica estera comune e autonoma dagli Usa, congelare l'entrata della Turchia.

Vittorio Agnoletto, capolista alle europee per Rifondazione/Comunisti italiani nel Nord-Ovest e al Sud, qual è la vostra posizione sui temi del lavoro?

Il fallimento della direttiva sull'orario è stato una vittoria. Noi abbiamo votato no anche alla prima stesura, quando altri gruppi di sinistra stavano avviando una trattativa. Bisogna evitare ogni deroga alle 48 ore settimanali: con più flessibilità avremmo sindacati meno forti, le imprese potrebbero imporre forme di sfruttamento locale e dumping sociale. Sui temi del lavoro, poi, va ricordata la condotta del governo italiano.» Vai allo speciale sulle elezioni europee.

Ovvero?

Il fondo sociale europeo è destinato agli investimenti nell'innovazione per combattere la disoccupazione giovanile. L'esecutivo, invece, ha chiesto di utilizzarlo per pagare la cassa integrazione attraverso l'Inps. Una scelta molto grave, perché congela i processi di sviluppo e contrappone diritti acquisiti dei lavoratori italiani a quelli dei giovani disoccupati, insomma fa scoppiare una guerra tra poveri.

Al contrario, come si dovrebbe intervenire?

Si può ricorrere al fondo di adeguamento alla globalizzazione. Non bisogna deviare dagli obiettivi sui giovani, ma d'altronde l'Italia in Europa si contraddice su molti temi: per esempio vota sì ai fondi per innovazione e formazione, poi in politica interna accetta i tagli alla scuola della Gelmini. Senza capire che un paese si rinnova soprattutto con la ricerca.

Come deve comportarsi la Ue in campo economico?
E' vero che gli Stati membri decidono in modo troppo individualistico?


Ogni paese ha risposto alla crisi per conto proprio: tutti hanno sostenuto le banche, certo, ma con modalità diverse. In Italia c'è stata la soluzione peggiore: il governo ha regalato fondi statali agli istituti di credito, senza nessun tipo di controllo o compartecipazione, insomma ha fatto solo una serie di prestiti a interesse pubblico.

Come si fa ad avere una politica economica comune?


Bisogna risolvere un problema di gestione degli organismi europei. Oggi la Bce è totalmente autonoma: è giusto che sfugga alla logica della lottizzazione, a nostro avviso, ma deve tenere conto delle indicazioni del Parlamento europeo.Quindi, in tema di istituzioni, è questo l'organismo da rafforzare.Esatto. Il Parlamento europeo deve decidere su tutte le materie complesse: deve eleggere direttamente la Commissione e avere potere di iniziativa legislativa, non solo esprimere pareri. In generale, bisogna rivedere alcune regole: va riscritta la direttiva Bolkestein, che aumenta la disoccupazione e il costo dei servizi, e anche il testo sul lavoro nero.

Non si è fatto abbastanza per combatterlo?

Quando si scopre un immigrato senza permesso, il datore paga una sanzione e il lavoratore, tranne se minore o vittima di tratta, viene rimandato nel paese di origine.
E' una direttiva che punisce la vittima al posto del colpevole, emergere non conviene più a nessuno, va completamente rifatta.

In politica estera, cosa chiede il vostro partito alla Ue?

Deve essere autonoma, non subalterna agli Stati Uniti. Il programma di difesa europeo deve sganciarsi dalla Nato per evitare la dipendenza militare. L'Europa può muoversi bene, come dimostra la gestione della crisi in Georgia, ma deve fare una politica unitaria, senza diritti di veto, affidata al Parlamento europeo.

Come può intervenire nel conflitto tra Israele e Palestina?

Qui bisogna capire se la Ue può avere un ruolo vero. Vedi la risoluzione che chiedeva il ritiro delle truppe israeliane da Gaza: tutti gli Stati l'hanno votata, poi si sono appiattiti sulla posizione degli Usa. Anche qui serve autonomia, bisogna pretendere il rispetto degli accordi Onu sui diritti umani che vengono sistematicamente calpestati da Israele.

La Turchia deve entrare in Europa?


Il nostro gruppo ha votato sì all'avvio del percorso di confronto, perché la multireligiosità è un valore da coltivare. Adesso però chiediamo di congelare la trattativa, perchè la Turchia non fa passi avanti su democrazia e diritti umani: non riconosce il partito legale curdo, non modifica la Costituzione né la legge elettorale, rispetta solo gli scrittori famosi come Pamuk. Tutti principi che nella Ue sono inaccettabili. Ultima battuta sull'euroscetticismo.

Come avvicinare i cittadini? Come monitorare le presenze dei parlamentari eletti?

Il gruppo Prc/Pdci ha circa l'88% delle presenze, la maggioranza. Il Parlamento europeo è un organismo di estrema importanza politica, per questo chiediamo anche di rafforzarlo. I cittadini si sensibilizzano solo con l'impegno dei politici.






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