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Clandestini: i perchè di una fuga disperata



E polis Milano

Il valore della vita umana occupa da settimane le prime pagine dei giornali. Ma non tutte le vite paiono avere lo stesso valore: un conto è una donna in stato vegetativo, un altro sono le persone che ogni giorno cercano di raggiungere le nostre coste. L'altro ieri abbiamo appreso di duecento migranti dispersi al largo della Libia, ne sono morti venti e, per fortuna, trecento sono stati salvati. Di fronte a tragedie di queste dimensioni è impossibile non chiedersi: perché scappano? Perché sono così disperati da affrontare un viaggio anche letale? La risposta è semplice: fuggono perché costretti, preferiscono rischiare di morire che continuare a vivere in estrema povertà, in mezzo alla guerra, in Paesi dai governi corrotti. Ecco la prima responsabilità occidentale: perché l'Europa continua a fare affari con queste amministrazioni? Anche gli aiuti spesso non arrivano ai reali destinatari: ciò nonostante continuiamo a collaborare con apparati governativi corrotti e non trasparenti. La cooperazione è un altro aspetto cruciale del fenomeno: l'Italia è il fanalino di coda negli aiuti allo sviluppo dei Paesi poveri. Siamo di fronte a una situazione non risolvibile con la chiusura delle frontiere e la repressione: dobbiamo aiutare chi emigra per necessità a costruirsi un futuro migliore nel proprio Paese. E questo si fa attraverso gli aiuti e con politiche ed accordi commerciali che non comportino il saccheggio delle risorse degli Stati africani.






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