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L’omofobia abita (anche) al Parlamento europeo



Lavori in corso

Negli stessi giorni del montare della polemica contro il Vaticano e il suo ‘no’ alla depenalizzazione dell’omosessualità, seguito da una storica retromarcia dello Stato della Chiesa, a Bruxelles si inaugurava una mostra dedicata alle famiglie composte da genitori gay. Ma a dispetto delle risoluzioni, delle direttive e del fatto che nella prossima sessione plenaria, grazie ad una nostra interrogazione, si parlerà proprio dell’iniziativa in sede Onu relativa al reato di omosessualità, alcuni eurodeputati hanno espresso i loro dubbi riguardo all’esposizione…

Il Parlamento europeo si è espresso numerose volte a favore dei diritti degli omosessuali e del gruppo LGBTQ (gay, lesbiche, bisessuali e transgender). I loro diritti sono diritti umani e per tanto l’emiciclo di Bruxelles ne ha a più riprese sancito l’inviolabilità, denunciando costantemente episodi, violenze e situazioni in cui è presente la deriva omofoba, nei vari Paesi membri dell’Unione. Proprio di recente, insieme ai colleghi Monica Frassoni, Giusto Catania e Marco Cappato, ho presentato un’interrogazione sulla depenalizzazione dell'omosessualità in sede Onu. La nostra interpellanza era nata alcuni giorni fa, dopo la presa di posizione del Vaticano contro questa vertenza, seguita tra l’altro dalla retromarcia della Chiesa, che pare abbia cambiato idea, molto probabilmente anche grazie alle polemiche e alla pressione internazionale scaturite dopo le dichiarazioni di monsignor Celestino Migliore. Abbiamo ottenuto un buon risultato: la Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo ha infatti deciso di inserire nell'agenda della prossima sessione plenaria di Strasburgo, ed in particolare il prossimo mercoledì 17 dicembre, la discussione sulla depenalizzazione dell’omosessualità in seno alle Nazioni Unite.

E questo è appunto solo l’ultimo esempio che dimostra come il Parlamento europeo sia in prima linea per difendere e far rispettare la dignità di lesbiche, gay, transgender.

Ma negli stessi giorni, in quegli stessi corridoi di Bruxelles si accendeva un dibattito quanto meno curioso. L’antefatto è la decisione di organizzare una mostra all’Europarlamento, così come avviene pressochè ogni settimana, intitolata «Different Families, Same Love», ovvero «Famiglie diverse, stesso amore». Si trattava di un’esposizione di immagini di nuclei famigliari composti da genitori lesbiche o gay, finalizzata a sensibilizzare l’opinione degli europarlamentari e dei tanti visitatori del Parlamento europeo rispetto a questo tema. Gli organizzatori hanno quindi invitato tutti noi eurodeputati al vernissage della mostra, inviando una mail con la locandina dell’evento, che conteneva una bella immagine, assolutamente non volgare né “spinta” di due coppie, una composta da due donne e da due bambini, l’altra da due uomini. Apriti cielo. È cominciata una fitta corrispondenza tra alcuni eurodeputati e il collega Michael Cashman, presidente dell’intergruppo sui diritti delle lesbiche e dei gay, una struttura ad hoc, trasversale ai gruppi politici. Il deputato cipriota Marios Matsakis, ad esempio, ha dichiarato di aver trovato quelle foto offensive, chiedendo di non ricevere altre immagini simili. L’ungherese László Surján ha invece voluto sottolineare che andrebbero difesi anche i diritti dei bambini, ovvero quello di avere una madre e un padre. E così via. Com’è andata a finire? Come immaginerete, il buon senso e la libertà d’espressione hanno avuto la meglio e la mostra è stata inaugurata con successo. E qualcuno ha colto l’occasione per dire a quei deputati europei sconvolti dalle immagini di coppie composte da persone dello stesso sesso che sono molto più offensivi l’intolleranza, l’odio, il bigottismo, la mancanza di rispetto verso milioni di persone perseguitate e discriminate, oggi, in Europa e nel mondo.









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