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Torture in Afghanistan? Il Consiglio Ue non vede, non sente, non parla



Lavori in corso - Europa in movimento n.87



 

Un rapporto di Amnesty nel 2007 denunciava il rischio di torture per i prigionieri delle autorità afghane. A seguito di una mia interrogazione parlamentare su tale problema, il Consiglio dell’Ue ha dato una risposta che lascia senza parole: sostiene di non avere alcuna informazione sulle misure prese dagli alleati Nato per ottemperare ai loro obblighi internazionali, ivi compresi quelli riguardanti il trattamento dei prigionieri ed eventuali maltrattamenti.

 

Nel novembre del 2007 Amnesty international pubblicò un rapporto sulla presunta complicità dell’Isaf nel trasferimento di prigionieri alle autorità afghane, con un elevato rischio di torture e maltrattamenti, in particolare da parte della Direzione nazionale della sicurezza del governo di Kabul. Il Canada decise di sospendere il trasferimento di prigionieri, denunciando, di fatto, quanto già paventato dall’associazione internazionale che si occupa di diritti umani. Lo scorso febbraio presentai a questo proposito un’interrogazione parlamentare al Consiglio dell’Unione Europea, diretta rappresentanza degli Stati membri, della quale vi ho dato conto anche da questa rubrica. Nel testo da me presentato, chiesi all’organo legislativo europeo come intendesse rispondere alle accuse di tortura sui detenuti consegnati alle forze dell’ordine afghane dall’Isaf, missione della quale fanno parte anche alcuni Paesi membri dell’Ue. Domandai anche quali misure avrebbe intrapreso nei confronti delle autorità afghane per chiarire le accuse loro rivolte e come avrebbe garantito il rispetto delle convenzioni internazionali contro la tortura nel corso delle missioni di peacekeeping alle quali prendono parte anche stati europei.

Pochi giorni fa, è arrivata la sconvolgente – è il caso di dirlo – risposta del Consiglio. Poiché «i presunti trasferimenti di prigionieri stanno avendo luogo nel contesto della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf), che è una operazione della Nato» - si legge nel testo di replica alla mia interpellanza - «il Consiglio non dispone di informazioni riguardo a questa situazione o alle misure prese dagli alleati Nato per ottemperare ai loro obblighi internazionali, incluso riguardo alla tortura». A seguire, una serie di dichiarazioni più che altro di principio su come il Consiglio e in generale l’Ue siano impegnati per la prevenzione e l’eradicazione di tutte le forme di tortura e maltrattamento.

Dunque, si tratta a mio avviso di una risposta gravissima, perché il Consiglio dichiara per la prima volta in un documento ufficiale di non avere alcuna notizia su come la polizia afghana tratti i prigionieri, nonostante da più parti arrivino segnalazioni di violazioni dei diritti umani. E perché molti stati europei fanno parte della missione militare Isaf e la Ue, in quanto tale, vi collabora per gli aspetti logistici e di cooperazione civile con l’Afghanistan.

È la conferma della completa subordinazione anche dell’Europa alla volontà della Nato e, quindi, degli Stati Uniti, a pochi giorni dal rinnovato impegno dell’Italia a combattere (La Russa ha confermato quello che già denunciavamo da anni) a fianco degli Usa. E per il movimento pacifista dovrebbe essere una ragione in più per ricordarsi che c’è in corso una guerra e il nostro governo ha scelto di continuare a farne parte.

 

 






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