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Stop ai tributi di sangue e alla subalternità verso gli Usa




Afghanistan, Agnoletto e Malalai Joya, deputata afgana oggi a Milano all’incontro «Afghanistan, 7 anni e 7 mesi di guerra»



«CON LE NUOVE REGOLE D’INGAGGIO LE TRUPPE ITALIANE

SARANNO IN UNA GUERRA TOTALE.

ASCOLTIAMO LA VOCE DELLE DONNE, DELLA SOCIETÀ CIVILE:

STOP AI TRIBUTI DI SANGUE E ALLA SUBALTERNITÀ AGLI USA»

 

Milano, 23 maggio 2008 – «Le truppe  straniere della missione in Afghanistan garantiscono il potere dei signori della guerra, del narcotraffico, e spingono indirettamente la popolazione verso i talebani. Il mio popolo vive una guerra, da sette anni, e la soluzione per uscirne non è quella che l’occidente ha scelto per noi: ascoltare le voci della gente, le richieste di aiuto e le proposte della società civile e di noi donne in particolare sarebbe il primo passo per superare questa situazione». Malalai Joya, deputata afgana pluripremiata per il suo impegno a difesa dei diritti umani, sospesa dal parlamento per aver denunciato la presenza di signori della guerra e narcotrafficanti, ha partecipato oggi, 23 maggio, a milano, ad una conferenza dal titolo «Afghanistan, 7 anni e 7 mesi di guerra», con Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione comunista/Sinistra europea.

La testimonianza di Malalai Joya ha molto colpito i partecipanti all’incontro: «le condizioni di vita, anche se i media occidentale non lo dicono più, sono drammatiche. Viviamo senza elettricità, in un clima di paura e terrore. L’80 per cento delle donne subisce violenze sessuali in famiglia, nelle zone rurali il 95 per cento delle donne e dei bambini non ha accesso all’istruzione primaria e solo l’8 per cento degli studenti arriva alle scuole superiori».

«Proprio ieri – dichiara Vittorio Agnoletto - Frattini ha annunciato la volontà di modificare le regole d’ingaggio delle nostre truppe. Se il governo dovesse confermare tale scelta saremo chiamati a contare i morti tra i militari italiani mandati a combattere per difendere gli interessi strategici deglu Usa e per garantire la sopravvivenza di un governo pieno di criminali di guerra.

Il movimento pacifista italiano torni a parlare di Afghanistan, torni a  manifestare contro le scelte guerrafondaie del governo.  

Come ha ripetuto Malalai Joya, la scelta in Afghanistan non è tra i talebani e i signori della guerra oggi al governo, ma tra tutti costoro da un lato, e la società civile, le organizzazioni e i partiti democratici come Hambastagi e le associazioni di donne come Rawa e Hawca dall'altra.

È necessario rilanciare l'impegno per ottenere il ritiro delle truppe occupanti, e l'invio di una missione Onu alla quale non partecipino nè i Paesi occupanti, nè gli Stati confinanti già coinvolti di fatto nella guerra, una missione cha abbia come primo obiettivo garantire la sicurezza e un miglioramento delle condizioni primarie di vita».




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