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Il microcredito come arma contro la povertà



Lavori in corso - Europa in movimento n. 81


Il Parlamento europeo ha formalmente chiesto a Commissione e Consiglio di riconoscere l’importanza del microcredito come strumento di sviluppo per i Paesi più poveri. L’emiciclo di Bruxelles ha anche esplicitato la necessità per l’Ue di sostenere maggiormente i progetti di microfinanziamento e rafforzare i programmi esistenti a favore delle donne in questo ambito.

Nel corso del 2006, 93 milioni di famiglie che vivono con meno di un dollaro al giorno hanno usufruito della microfinanza. L’ 85 per cento di queste persone che hanno beneficiato dei progetti di microcredito sono donne, come anche le protagoniste dell’esperienza della Grameen Bank fondata dal premio Nobel Muhammad Yunus.
Ma anche in Europa e nella regione mediterranea in particolare l’iniziativa è in forte crescita. Nell’Ue, infatti, il microcredito implica prestiti inferiori a 25mila euro e riguarda  le imprese che occupano meno di 10 persone (il 91 per cento di tutte le imprese europee), oltre che i disoccupati o le persone non attive che cercano di avviare un'attività autonoma ma non hanno accesso ai tradizionali prestiti bancari. Le stime basate su dati Eurostat indicano che la domanda potenziale di microcredito nell'Unione potrebbe ammontare a più di 700mila nuovi prestiti, pari a un importo di circa 6,1 miliardi di euro nel breve termine.
In Italia esistono 26 organizzazioni aderenti alla Microcredit summit campaign, che raccoglie i gruppi attivi nella microfinanza in tutto il mondo; tra queste, Banca Etica, Movimondo, le Mag e anche alcune banche tradizionali commerciali. Tra il 2005 e il 2006 sono stati erogati in Italia sotto forma di microcredito o prestiti d’onore quasi 78 milioni di euro. C’è però una particolarità nel Belpaese: sempre più persone cercano un prestito non, come negli anni passati, per completare il ciclo di studi o avviare un’attività imprenditoriale, bensì per esigenze finanziarie generiche, una sorta di credito al consumo che rischia di trasformare la microfinanza in Italia in una nuova forma di indebitamento.
Il microcredito, al di là della specificità dell’esperienza italiana, è soprattutto uno degli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite contro la povertà: entro il 2015 si vorrebbe coinvolgere cento milioni di famiglie indigenti nelle attività di prestito.
Per questo, in occasione dell’ultima sessione plenaria, l’Europarlamento ha adottato formalmente una dichiarazione sottoscritta da 421 deputati, incluso il sottoscritto, che invita la Commissione e il Consiglio a riconoscere l'importanza del microcredito come strategia che permette la creazione di progetti autonomi di occupazione, «nel quadro del processo di Barcellona (o partenariato euromediterraneo, ovvero la strategia comune europea per la regione mediterranea, avviata dall'Unione Europea durante la conferenza di Barcellona nel 1995, ndr) e delle politiche di vicinato e di sviluppo».
Il Parlamento Europeo ha inoltre suggerito la creazione di un'Associazione congiunta del microcredito incaricata della certificazione di credibilità dei progetti. Gli eurodeputati hanno poi sollecitato lo stanziamento di maggiori risorse per i progetti di microcredito nei Paesi in via di sviluppo.
Ora occorerebbe infatti un supporto economico concreto da parte dell’Europa, in termini di investimenti, in questo tipo di finanza rispettoso della dignità delle persone ed eticamente sostenibile, affinchè, come dice Yunus, «Un giorno i nostri nipoti andranno nei musei per vedere cosa fosse la povertà».






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