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I sindaci leghisti fuori anche dall'Europa



Lavori in corso - Europa in movimento n.66

Nuovi criteri per l’accettazione delle richieste di residenza per gli immigrati e per i matrimoni con cittadini extracomunitari, dichiarazioni xenofobe e messaggi tesi a scoraggiare l’immigrazione: la “tolleranza zero” si espande a vista d’occhio. E di questa deriva securitaria chiediamo conto all’Europa, visto che in materia di cittadinanza – per fortuna – decide l’Ue e non i tanti, troppi “sindaci-sceriffi”…

 

Quattro episodi di discriminazione nei confronti dei migranti in pochi giorni. È il risultato dell’escalation di provvedimenti adottati a livello locale in Italia che fanno quanto meno discutere e per i quali come gruppo della Sinistra Europea abbiamo chiesto conto a Commissione e Consiglio.

Il primo caso riguarda la città di Verona, dove, su proposta del sindaco Flavio Tosi, la giunta comunale ha definito nuovi criteri per l’accettazione delle richieste di residenza di cittadini stranieri, anche se comunitari. In particolare, le nuove norme di assegnazione degli alloggi di edilizia popolare pongono condizioni svantaggiose nei confronti di cittadini stranieri, comunitari ed extracomunitari residenti nel comune scaligero. In particolare, è stato posto come criterio di accesso all’assegnazione di alloggi a canone convenzionato la residenza nel Comune di Verona da almeno dieci anni. Il diritto europeo, però, contrasta con quanto stabilito a Verona.

È invece la stessa legge italiana che si discosta da quanto deciso dalla delibera del Comune di Caravaggio, in provincia di Bergamo, secondo la quale lo straniero che desidera sposarsi con un cittadino italiano nel suddetto Comune deve presentare, fra l'insieme dei documenti necessari, anche il permesso di soggiorno. La normativa vigente nel nostro Paese non prevede infatti che gli ufficiali di stato civile, responsabili delle pratiche matrimoniali, possano richiedere il permesso di soggiorno per le pubblicazioni del matrimonio. Le nuove disposizioni imposte dal Comune di Caravaggio, come abbiamo scritto nell’interrogazione presentata alla Commissione europea, «impongono quindi ulteriori e inutili passaggi burocratici che ostacolano l'esercizio dei cittadini comunitari del diritto a sposarsi e di costituire una famiglia, come definito nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea». La Carta, all’articolo 9, stabilisce infatti che «il diritto di sposarsi e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali».

Ancora, a Romano d'Ezzelino, in provincia di Ferrara, è stato cambiato il regolamento per l'assegnazione dei bonus istruzione emessi dal Comune.

I contributi economici che sostituiscono le vecchie borse di studio saranno così assegnati indipendentemente dal reddito, ad alunni di terza media, delle scuole superiori e ai laureati che avranno ottenuto il massimo dei voti, purché siano residenti da almeno tre anni a Romano d'Ezellino e posseggano la cittadinanza italiana o di uno dei Paesi della Comunità europea.  Anche in questo  caso, la direttiva 2003/109/CE , afferma al contrario  che «il cittadino di paesi terzi soggiornante di lungo periodo gode dello stesso trattamento dei cittadini nazionali per quel che concerne l'istruzione, compresi assegni scolastici e borse di studio».

Infine, i due casi più noti, ovvero l’ordinanza di Cittadella e le dichiarazioni di un consigliere leghista di Treviso che auspicava metodi nazisti per i cittadini extra comunitari.

Tutti episodi preoccupanti e gravissimi, dai quali speriamo che l’Europa si dissoci al più presto, richiamando gli amministratori al rispetto delle decisioni che – per fortuna – sono assunte a livello sovranazionale e non dai singoli Comuni.






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