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Lotta all’HIV/AIDS: il 2005, anno cruciale



Mani tese
di Vittorio Agnoletto e Giosuè De Salvo

I prossimi mesi rappresentano un momento cruciale nella lotta alla pandemia del virus HIV/AIDS. Sul fronte dei trattamenti, l’applicazione degli accordi TRIPS (Trade Related Aspects of Intellectual Property rights – Aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale) del WTO in paesi come India, Tailandia, Cina e Brasile e l’inadempimento continuo delle promesse di finanziamento da parte dei paesi ricchi rischiano di rendere l’accesso ai farmaci essenziali molto più difficile nel Sud del mondo, dove risiede il 90% delle persone sieropositive. Sul fronte della prevenzione, la tendenza alla privatizzazione dei servizi sanitari e l’approccio ideologico, e quindi non basato sull’evidenza scientifica, con cui l’amministrazione Bush cerca di dirigere l’erogazione dei fondi minacciano di compromettere le ultime possibilità di invertire le curve di infezione della malattia.


L’accesso negato

Il prezzo dei farmaci rimane la barriera più difficile da superare per i paesi poveri che, seppur sollevati fino al 2016 dall’applicare le norme sui brevetti, non hanno alcuna capacità produttiva locale e dipendono quindi dalla possibilità di importare medicinali dall’estero. Dei 6 milioni di persone che l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) stima come aventi bisogno, solo 700 mila sono oggi in terapia anti-retrovirale e di questi il 50% utilizza farmaci generici “made in India”.

L'India ha potuto infatti godere per dieci anni, dal 1995 (data di nascita del WTO) ad oggi, di un regime di transizione durante il quale ha mantenuto in vigore la vecchia normativa (il Patent Act del 1970) che riconosceva il diritto di proprietà intellettuale solo sui procedimenti produttivi e non sui composti in sé. Grazie all’ingegneria inversa (che dall’analisi del prodotto finito consente di risalire al suo processo di fabbricazione) i generici indiani hanno conquistato fette di mercato interno, e soprattutto estero, garantendo prezzi  fino a 40 volte inferiori ai medicinali "di marca". Ma dal 22 marzo 2005, in ottemperanza al TRIPS, anche in India i nuovi farmaci sono brevettabili. La legge, votata anche dai parlamentari della sinistra indiana al governo su cui - a nome del gruppo della Sinistra unitaria europea - abbiamo cercato di intervenire in via diretta, riguarda i farmaci che sono stati immessi sul mercato dal 1995 e significherà che, nel tempo, la fonte di generici accessibili si esaurirà.


Fare pressione

Per questo occorre fare pressione a tutti i livelli della comunità internazionale affinché i paesi produttori di equivalenti generici dei farmaci salvavita siano messi nelle condizioni di utilizzare tutte le clausole di flessibilità previste dagli accordi internazionali sul commercio (licenze obbligatorie, uso pubblico non commerciale, ecc).

Il 14 novembre 2001, la conferenza ministeriale di Doha adotto’ la Dichiarazione su TRIPS e salute pubblica secondo cui: “… l’Accordo TRIPS non impedisce e non dovrebbe impedire ai paesi membri di prendere misure per proteggere la salute pubblica”, ma lasciò irrisolta la questione delle esportazioni dei medicinali.
Dopo una fortissima ostruzione dei delegati americani, il 30 agosto 2003 il Consiglio generale del WTO, a Ginevra, approvò la “Decisione sul paragrafo 6 della dichiarazione di Doha” con cui si chiedeva ai Paesi membri di concedere “licenze obbligatorie su brevetti relativi a prodotti farmaceutici destinati all’export verso Paesi con problemi di sanità pubblica”. Ma da allora solo due Paesi hanno implementato tale decisione: Canada e Norvegia (che però non hanno una loro industria di farmaci anti-HIV).
All’interno della stessa Unione Europea, la Commissione ha impiegato quattordici mesi per presentare una proposta di regolamento attuativo di tale decisione e il Parlamento altri otto mesi per iniziarne il processo di valutazione. E questo accade mentre 8.500 persone al giorno muoiono per mancanza di accesso ai farmaci e ai servizi.

L’ostilità di USA, UE e Svizzera certo non stupisce: le lobby farmaceutiche non hanno mai smesso di fare pressione sui negoziatori. A partire da Doha il loro unico obiettivo è stato quello di riconquistare il terreno perduto in sede WTO attraverso accordi regionali e/o bilaterali. Al di fuori del contesto multilaterale, è infatti molto più facile per i paesi ricchi imporre ai paesi poveri clausole di tutela dei brevetti ancora più stringenti (i cosiddetti “TRIPS plus”) con la minaccia di ritorsione commerciale in altri settori produttivi strategici per il loro sviluppo.


Una Governance inaffidabile

I paesi del G8 hanno promesso fondi per il “Global AIDS Vaccine Enterprise” e stanno dibattendo i meccanismi per aumentare il valore degli aiuti complessivi, come l’International Finance Facility (IFF) proposto dal ministro degli Esteri britannico Gordon Brown. Ma ragionare di queste cose senza alcuna volontà politica di chiudere l’enorme gap di fondi accumulato negli ultimi anni è inaccettabile.

L’appello più urgente della società civile internazionale è quello che chiede proprio ai leader del G8 di finanziare completamente il Fondo globale per la lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria, impegnandosi a un contributo proporzionale al PIL.

Il massiccio debito estero accumulato dai paesi poveri sta inoltre severamente compromettendo la lotta all’HIV/AIDS. I miliardi di dollari spesi per il pagamento degli interessi potrebbero essere re-indirizzati alla soluzione di crisi domestiche urgenti. Occorre dunque che i leader del mondo si impegnino immediatamente per la cancellazione del 100% del debito posseduto dal FMI (Fondo monetario internazionale) e dalla Banca Mondiale verso tutti i paesi più poveri, senza porre condizioni economiche che li possano danneggiare.


In un mondo ideale

Una volta vinta la battaglia dei fondi, il passo successivo è il loro utilizzo più efficace. Da questo punto di vista l’obiettivo a medio termine consiste nella costruzione e/o il consolidamento di sistemi sanitari pubblici in grado di assicurare, da una parte, l’educazione continua dei propri operatori e, dall’altra, la pianificazione di interventi di prevenzione basati sull’evidenza scientifica e non su preconcetti ideologici.

Le principali minacce alla realizzazione di tali sistemi sanitari continuano ad essere due: i piani di aggiustamento strutturale (PAS) del FMI e della Banca Mondiale e l’accordo GATS, sul commercio dei servizi, del WTO.

Dopo i duri attacchi del movimento antiliberista mondiale, i PAS hanno oggi cambiato nome in “PRSP - Poverty reduction strategy papers” (Documenti strategici di riduzione della povertà) ma hanno mantenuto intatte le loro finalità: subordinare i finanziamenti allo sviluppo dei paesi poveri alla liberalizzazione dei mercati e alla privatizzazione dei servizi pubblici essenziali.
Il GATS (General Agreement on Trade in Services – Accordo generale sul commercio dei servizi) è un accordo quadro che ha come obiettivo dichiarato la progressiva eliminazione di tutte le misure governative che impediscono ai servizi di essere liberamente forniti attraverso le frontiere nazionali. Fra questi servizi, quelli sanitari, costituendo un mercato mondiale di 3.500 miliardi di dollari, sono sicuramente fra gli obiettivi privilegiati della  VI Conferenza ministeriale del WTO che si terrà ad Hong Kong dal 13 al 18 dicembre 2005.






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