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E spariscono dalla finanziaria i fondi per la lotta all'Aids



Liberazione 15 12 2006, pag.1 e 13

La giornata di ieri la potremo sintetizzare in questo modo: continuino pure a morire purchè rispettino i nostri principi e i nostri soldi.
Scena prima. E' mattina, in Vaticano.
Il papa ricevendo il nuovo ambasciatore del Lesotho dichiara «è di vitale importanza comunicare il messaggio della fedeltà matrimoniale e dell'astinenza fuori dal matrimonio per evitare l'infezione da Hiv. Il Lesotho è collocato nell'Africa subsahariana, in quella regione dove si concentrano circa trenta milioni di persone colpite dal virus Hiv; la grande maggioranza di costoro non ha raggiunto i 30 anni.
L'assenza di qualunque terapia efficace, a causa degli alti prezzi praticati dalle multinazionali farmaceutiche, ha fatto precipitare l'età media di sopravvivenza ai minimi mai raggiunti nemmeno in quel continente.
La campagna lanciata dalle gerarchie vaticane contro l'uso del profilattico e sostenute dall'amministrazione Bush, che nega i finanziamenti alle Ong che distribuiscono i preservativi da anni, è la migliore alleata nella diffusione dell'Aids.
Scena seconda. Primo pomeriggio, in Senato. Chiamo per essere certo che l'emendamento che stanzia 280 milioni di euro per il fondo globale per la lotta contro l'Aids la tbc e la malaria, concordato con alcuni parlamentari di Rifondazione e approvato in Commissione esteri del Senato, sia stato inserito nel maxi emendamento che il governo presenterà per chiedere l'approvazione della finanziaria.
Del contributo non c'è più alcuna traccia. Scomparso. Eppure per cinque anni il centro sinistra aveva duramente criticato il governo Berlusconi per il ritardo e le incertezze manifestate nel sostenere il fondo. Oggi che il centro sinistra è al governo cancella ogni sostegno al medesimo fondo, riuscendo a fare peggio dello stesso governo di centro destra.
L'Italia si era infatti impegnata a versare 130 milioni all'anno al Global Found lanciato nel 2001 dall'assemblea straordinaria dell'Onu sull'Aids. Nel 2005 il governo Berlusconi ne ha versati solo 110, nel 2006 non un euro è stato versato dai due governi che si sono alternati, e nella finanziaria nulla è previsto per il 2007. A pochi giorni dalla giornata mondiale per la lotta contro l'Aids, celebrata lo scorso primo dicembre con l'ennesimo necrologio delle Nazioni Unite che parla di tre milioni di morti e 40 milioni infettate nel mondo, e a fronte della richiesta di tutte le maggiori Ong italiane di cooperazione allo sviluppo di saldare il debito di 280 milioni (20 per il 2005 più 130 per il 2006 e il 2007) il governo Prodi ha deciso per altre priorità.
E' paradossale, me ne rendo conto, ma mentre si scontrano sui Pacs e sull'eutanasia le gerarchie vaticane e i vertici del governo italiano sembrano condividere l'indiffferenza verso il destino di milioni di persone. Forse i profilattici e i farmaci anti retrovirali, da soli, senza campagne educative e preventive e senza una buona organizzazione del sistema sanitario, non potranno sconfiggere definitivamente la pandemia dell'Aids. Ma certamente senza profilattici e farmaci l'Hiv avrà mano libera nell'uccidere altre milioni di persone.
Sono credente, dal 1974 mi considero un militante di sinistra, dal 1987 lavoro e lotto contro l'Aids. Eppure ancora ora non riesco ad accettare e a capire come possano una chiesa che si ispira al messaggio cristiano dell'amore per il prossimo e un governo che dovrebbe incarnare i valori della solidarietà e della giustizia lasciare che un intero continente sia condannato a morte.
Mi chiedo quali valori si vogliono testimoniare con simili scelte. Se queste scelte sono compiute da un governo con una forte componente di sinistra e da una altrettanto forte componente cattolica, allora io, cari compagni e amici, mi chiedo cosa voglia dire oggi essere credenti e di sinistra. Da tempo ho smesso di essere un idealista, o meglio, solo un idealista; capisco che la politica debba fare i conti pragmaticamente con la realtà, ma questo non può voler dire la cancellazione di qualunque principio e quindi l'assenza di qualunque valore etico nella scelta delle priorità politiche.
Oggi la lotta contro l'Aids è lo spartiacque dell'interpretare in modo non colonialista il rapporto Nord Sud. Tutto il resto, discorsi e parole sono appunto solo parole. E non delle parole, ma delle nostre azioni saremo chiamati a rispondere davanti alle donne e agli uomini, elettori compresi e, per chi ci crede, davanti a dio.






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