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Diario dal Forum sociale mondiale di Bamako, Mali - 4



      


«L'ALTRA AFRICA POSSIBILE» 

« Voglio un' Africa capace di scegliere»
Bubacar Diop, Senegal

E’ stata una tre giorni molto intensa. L’ansia di conoscere e la consapevolezza di essere finalmente protagonisti hanno caratterizzato la partecipazione di migliaia di cittadini e cittadine africani. Il numero esatto poco importa. Quello che conta è la portata simbolica del Forum social mondiale di Bamako e il bilancio senz’altro positivo che il comitato organizzatore può orgogliosamente tirare.

Si sono costruite e consolidate le reti continentali. Per la prima volta nella storia recente queste reti sono state riconosciute come controparti legittime da stati e governi (é di questi giorni la notizia che Togo, Mali e Burkina Faso hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per i controlli trasfrontalieri contro il traffico di minori). Dopo decenni di lotte intestine, costruite a tavolino dai colonizzatori europei, gli attivisti e le attiviste per un’altra Africa possibile si sono uniti nella diversità e hanno posto le fondamenta per un nuovo panafricanismo. Un panafricanismo dal basso, che si mette in discussione, si interroga sulla propria ragion d'essere e avanza proposte concrete: l'istituzione di un passaporto africano, che permetta la libera circolazione delle persone in tutto il continente; lo studio nelle università delle principali lingue veicolari africane (il kaswahili, l'arabo, il bambara, il wolof); la democratizzazione dei mezzi di comunicazione di massa, radio e televisione in primis . Il tutto finalizzato a uno sviluppo endogeno dell’Africa basato sulle culture e le colture locali.

Le richieste all’occidente non riguardano quindi solo la restituzione del maltolto, bensì la rinuncia a proseguire nel saccheggio sistematico di tutte quelle risorse naturali e umane capaci di traghettare l’Africa verso il destino che vorrà scegliersi.

Cancellazione totale e incondizionata del debito; riforma radicale delle organizzazioni finanziarie internazionali (Fondo monetario e Banca mondiale) e dell’Organizzazione mondiale del commercio ; sovranità alimentare e accesso ai farmaci salvavita ; potere decisionale sulle  politiche economiche e tariffarie; conservazione e valorizzazione dei beni comuni come l’acqua, la terra e l’energia.

Non serve altro ai popoli africani che già nel tredicesimo secolo possedevano, attraverso la tradizione orale del grande impero del Mali, la loro magna charta, la Charte di Kurukan Fuga del 1236, che dettava i principi guida nell’amministrazione della cosa pubblica e nella preservazione delle pace tra i popoli.





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