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Con quale faccia possiamo noi presentarci a Nairobi?



Verso il Forum Sociale Mondiale

Che nascere a Nairobi non sia una condanna

Vittorio Agnoletto – europarlamentare Sinistra Unitaria Europea

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Verso il Forum Sociale Mondiale


Che nascere a Nairobi non sia una condanna


Vittorio Agnoletto – europarlamentare Sinistra Unitaria Europea


Al Forum Sociale di Nairobi non sarà possibile limitarsi a dichiarazioni di solidarietà.

La condizione nella quale l'Africa vive in questo primo scorcio del XXI secolo è certamente il risultato di secoli di spoliazione e di colonialismo, ma è anche il prodotto più visibile della ferocia della globalizzazione liberista dell'ultimo decennio. Una ferocia della quale questo giornale rende conto in modo continuativo raccontando con puntuale precisione gli sporchi affari delle multinazionali e le guerre per procura alimentate dall'amministrazione USA, come avviene ancora oggi nel Corno d' Africa.

Ma, e lo affermo con grande vergogna, enormi sono anche oggi le responsabilità italiane ed europee. Responsabilità precise e dipendenti unicamente da scelte politiche.

Attraverso la viceministra agli Affari Esteri, Patrizia Sentinelli, il governo ha destinato 300.000 euro al supporto del FSM attraverso il sostegno ad alcuni servizi logistici; scelta importante, coraggiosa e rispettosa della piena autonomia del movimento. Ma lo stesso governo nei medesimi giorni ha cancellato 260 milioni di euro destinati al Fondo Globale per la lotta all'AIDS, alla TBC e alla malaria, corrispondente alla quota italiana del 2006 e 2007.

Il risultato nel rapporto Italia/Africa è un saldo passivo di 259.700.000 euro e di circa 3000 morti per AIDS altrimenti evitabili.

Da parte sua l'UE è impegnata ad imporre a tappe forzate ai Paesi africani gli EPA, gli Accordi di Partenariato Ecomico, vera e propria sintesi di un liberismo selvaggio destinati a distruggere l' agricoltura e quel poco d'industria presente oggi in Africa. I movimenti africani, consapevoli del disastro economico e sociale che potrebbe abbattersi sul proprio continente, hanno individuato nell'opposizione agli EPA l'obiettivo principale di questa loro stagione di lotta. La Commissione Europea è decisa a chiudere la partita entro il 31 dicembre di quest'anno, il Parlamento Europeo ha votato una mozione critica ma su questo tema non ha alcun potere decisionale; il destino degli EPA e quindi di milioni di persone è nelle mani dei 27 governi presenti nel Consiglio Europeo.

Ma in Italia nessuno ne parla, tale argomento non è mai stato posto nell'agenda dei vari conclave governativi; tutto è delegato al ministro più liberista del governo, la titolare del dicastero al Commercio estero, Emma Bonino, che ha recentemente manifestato tutto il suo entusiasmo per gli EPA e la sua incrollabile fiducia nel liberismo.

Il risultato del rapporto UE/Kenia, qualora diventassero operativi gli accordi EPA, sarebbe un saldo negativo di circa 350 milioni di $/anno per il Kenia (studio dell'UNDP, l'Agenzia per lo Sviluppo delle Nazioni Unite).

Se queste cifre fossero conosciute dalla massa degli attivisti africani dovremmo pensare seriamente a girare alla larga da Nairobi!

Potremmo continuare con il triste elenco chiedendo al nostro governo cosa sta facendo per porre un freno nel delta del Niger al saccheggio delle risorse petrolifere al quale partecipa l'Agip, oppure a quanto ammonta il contributo italiano alla costruzione di CPT in Libia destinati ad accogliere gli immigrati espulsi dall'Italia e ad impedire ai disperati di raggiungere le rive del Mediterraneo...

Ma temo che quanto illustrato fino ad ora sia più che sufficiente.

Ho l'impressione che se il movimento mondiale ed italiano vuole veramente costruire un mondo un po' più giusto, dove nascere in Africa non sia una condanna ad una morte prematura, oltre a sviluppare progetti di solidarietà sia necessario porre qualche domanda imbarazzante ai nostri governi. Ed esigere delle risposte e degli atti concreti.







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